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del Petrarca sopra la sua donna sormontano ogni crede-
re, e sembran di trapassare il naturale, perché alla cosa
amata non tanta bellezza e virtù contribuisce la natura,
quanta l opinion dell amante, che a proporzion della sua
mente e passione l accresce e l innalza sin presso il con-
fine della divinità. Onde affina il suo culto secondo la
sottigliezza dei desideri e pensieri, che men dell esterno
si pascono, più indentro lavorano e più penetranti di-
vengono, come quelli che hanno tutto il commercio loro
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Letteratura italiana Einaudi
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coll anima e con quella parte del corpo che più dell in-
corporeo partecipa, la quale è l armonia esteriore, cioè
la bellezza, che in tal maniera governata diventa madre
d oneste voglie e nobili e generose, tuttoché non senza
pericolo, né libere affatto dagli assalti del senso, al quale
con la difesa della ragione si va resistendo.
Perciò nel Petrarca osserviamo tante guerre e tante
varietà, anzi contrarietà, d affetti e sentimenti, che tra
di loro combattono, li quali egli sì vivamente espone,
che sembra scolpire i pensieri e l incorporea natura ren-
der visibile: tanto in ciò più fino dei Latini, quanto che
a coloro, da volgar amore occupati, di tai sentimenti la
conoscenza o mancava affatto, o dai platonici discorsi
come filosofica favola compariva. E perché nel platoni-
co, overo pitagorico, sistema il Petrarca tutto il suo
amore stabilì, perciò volle anche pitagoricamente, se-
condo la dottrina della trasformazion dell anime, favo-
leggiare sul nascimento della sua donna, la di cui anima
egli trasse dalla medesima Dafne, della quale si accese
Apollo, nel cui luogo se stesso pose. Quindi egli non
freddamente, come il più dei moderni, ma con sensata
allusione scherza non di rado sopra il nome di Laura
dal lauro, che Dafne in greca lingua s appella, col quale
significa la persona di quella ninfa, nella vita della sua
donna risorta.
XXIX.
Di Giusto de Conti, romano senatore
Vicino al Petrarca nell espressione fu Giusto de Con-
ti, romano senatore, le di cui rime liriche, le quali porta-
no il titolo della Bella mano, son così dolci, sì gentili, sì
piene di teneri affetti e leggiadri pensieri, che per ragion
ereditaria par egli entrato in possesso del petrarchesco
candore.
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Gian Vincenzo Gravina - Della ragion poetica
XXX.
Del Montemagno
In simili note nella medesima età del Petrarca risonò
la lira del Montemagno. E questi ambidue, benché non
spandano sì largamente l ali, né poggino a tanta altezza,
quanto il Petrarca, né tal dottrina abbraccino e tanta va-
rietà di passioni, pure nella lor linea di gentilezza e tene-
rezza son tali che non molto in loro si desidera di quello
onde in questa parte più il Petrarca fiorisce.
XXXI.
Di Franco Sacchetti Fiorentino
Ornò ancora il suo secolo non solo colle sceltissime
novelle ma colle candidissime rime liriche Franco Sac-
chetti fiorentino, il quale ai sublimi onori, che il suo an-
tico legnaggio godeva, tanto civili nella sua repubblica,
quanto militari sotto i re di Napoli, volle anche innestare
la gloria della più culta letteratura, la quale poi coll ac-
quisto delle sacre dignità, è in Roma nei suoi posteri fino
all età nostra discesa.
XXXII.
D Agostino Staccoli da Urbino, e del Sannazaro,
Poliziano, Bembo e Casa
Né leggiera è la lode che nel medesimo genere di poe-
sia si meritò Agostino Staccoli da Urbino, il quale so-
stenne le forze dell italiana lirica che ai suoi tempi co-
minciavano a languire, e che furon poi ristorate
interamente in Napoli dal Sannazaro, sinché sotto la ge-
nerosità di Lorenzo dei Medici, nobile egli ancor nella
lirica, e sotto la scuola del Poliziano, autor di quelle ma-
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ravigliose ottave, risorgendo tutte le belle arti, poté que-
sto genere di poesia ripigliar colle mani del Bembo la ce-
tra del Petrarca, imitata poi degnamente da stuolo sì nu-
meroso, che non trova qui luogo per sé capace, e così
noto che niun oltraggio riceve dal nostro silenzio. Con-
ciosiaché niuno di loro per propria invenzione richieda
da noi giudizio distinto, senonché il Casa: il quale, gui-
dato ancor dalla traccia del medesimo Petrarca nel so-
netto:
Mentre che  l cor dagli amorosi vermi;
ed in quello:
Fera stella, se  l cielo ha forza in noi;
ed in un altro:
Giunto m ha Amor tra belle e crude braccia;
tentò coll esempio del nostro Galeazzo di Tarsia, che
poggiò al più sublime grado di magnificenza, nuovo sti-
le, più degli altri ad Orazio somigliante per il maestoso
giro delle parole, ondeggiamento di numero e fervor
d espressione, benché di copia, varietà, fantasia e senti-
mento ad Orazio ed all istesso Petrarca inferiore. Qual
non sarebbe, se le sue rime le faville di quella scienza
comprendessero che Gregorio Caropreso, mio cugino e
maestro, nei suoi dottissimi comentari, fatti sopra venti
di quei sonetti, ha voluto dalla profondità della sua co-
gnizione verso di loro derivare, non per ascrivere al Casa
i sentimenti di quella filosofia ch egli professa, ma per
render la filosofica ragione di quegli affetti che il Casa
commove.
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Letteratura italiana Einaudi
Gian Vincenzo Gravina - Della ragion poetica
XXXIII.
Dell uso di questa opera
Sin qui si è brevemente detto intorno alla vera idea
della poesia, ed intorno alla ragione donde le poetiche
regole e le opere dei migliori autori provennero: paren-
do ciò lume bastante a condurre speditamente gl inge-
gni per il corso di questi studi, affinché per se medesimi
possano dai poeti rintracciar tanto la scienza delle cose
universali e divine, quanto la cognizion dei costumi ed
affetti e delle cagioni onde le umane operazioni son
mosse, in modo che facendo dei poeti buon uso e traen-
do da loro il più sano ed utile sentimento ed acquistan-
do con la consuetudine loro copia e facilità d espressio-
ne, possano gli uomini diventar eloquenti nella prosa e
nei discorsi familiari, per giovare tanto alle private cose
quanto alle pubbliche. Impercioché le dottrine e le lo-
cuzioni riscaldate dentro la poetica fantasia, ed indi tra- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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